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Fotografia del sito dell'Associazione Software Libero a fine 2005

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Il software libero, la legge sul diritto d'autore e il bollino SIAE

Associazione Software Libero

Gennaio 2001

Il 26 luglio 2000, la Commissione Giustizia del Senato ha definitivamente approvato la legge di riforma del diritto d'autore, fra i grandi plausi e le dichiarazioni di soddisfazione dei maggiori produttori di software proprietario, con grandi fanfare sull'importanza di una legge più severa per combattere la "pirateria", ma passando sotto assoluto silenzio tutta una serie di pericolosi effetti collaterali, che configurano sempre di più questa disciplina come inerente ai diritti dell'impresa commerciale più che a quelli dell'autore.

Con questa riforma infatti sono state introdotte nuove norme eccessivamente protettive sulla duplicazione abusiva delle opere, che nel caso del software arrivano addirittura alla sanzione penale anche nel caso di copia per il solo uso personale, equiparando di fatto il pirata professionista a chi effettua per sé una copia non autorizzata.

Questa impostazione è largamente criticata negli ambienti giuridici, perché sanziona penalmente dei comportamenti che non comportano allarme sociale, ma piuttosto sarebbero da vedere come violazioni di norme contrattuali fra privati.

Il tutto in un'ottica improntata unicamente alla salvaguardia degli interessi commerciali degli "imprenditori del diritto d'autore" a cui sono accordati privilegi ingiustificati che non trovano alcun riscontro in una speculare tutela del consumatore, del fruitore, e dell'autore originale. In pratica, si privilegia l'interesse dei pochi detentori di grossi pacchetti di diritti d'autore, cioè gli editori, a scapito dell'interesse generale della società.

Come associazione la cui ragione di esistere è la promozione del software libero, basato sulla distribuzione dei saperi e la condivisione delle conoscenze, non possiamo che giudicare in maniera estremamente negativa una legge centrata quasi esclusivamente sulla tutela dei diritti di sfruttamento economico, che per il software considera solo la produzione e distribuzione secondo il modello proprietario, e non dà nessuna tutela né agli utenti, ai quali nulla viene riconosciuto, né agli autori stessi, che nella produzione proprietaria vengono privati di ogni diritto sulla loro opera (compreso quello morale ad essere riconosciuti come tali).

Riteniamo estremamente grave il fatto che il software libero sia completamente ignorato nel testo della legge e vengano invece inserite una serie di norme e adempimenti contraddittori e insensati che pongono seri ostacoli alla sua distribuzione e nuocciono gravemente a chi lo sviluppa e ne trae lavoro,1 e questo proprio nel momento in cui il governo italiano si impegna ad dare al software libero una particolare rilevanza all'interno della pubblica amministrazione.2

Particolarmente odioso risulta poi l'obbligo di apporre un bollino SIAE "su ogni supporto..."3 su cui viene distribuito il software a scopo di lucro. Questo obbligo, secondo la SIAE, è indipendente dal fatto che gli autori del software non siano da essa tutelati.

Si arriva così all'assurdo che la SIAE viene ad intascare proventi sfruttando il lavoro di autori che non tutela e che spesso non vogliono affatto veder tutelati i propri diritti di sfruttamento commerciale, dato che questo concetto non ha alcun senso per chi produce software libero.

Ancora più grave è il fatto che l'obbligo è espresso in forma ambigua. Infatti da una parte la legge indica espressamente che il bollino può essere apposto "ai soli fini della tutela dei diritti dell'opera d'ingegno"4 il che ne renderebbe assai dubbia l'applicabilità al software libero, dato che nessuno degli autori del medesimo è tutelato in qualunque forma dalla SIAE.

Dall'altra ci si trova di fronte ad assurdità legislative come quella che, tout court, sanziona penalmente chi "vende, detiene a scopo commerciale o imprenditoriale o concede in locazione programmi contenuti in supporti non contrassegnati dalla Società italiana degli autori ed editori (SIAE)".5

Una norma, quest'ultima, che interpretata alla lettera costringerebbe lo sviluppatore di software libero (che viene pagato per il suo lavoro) a bollinare anche i listati dei suoi stessi programmi o a mettere i bollini sugli hard disk delle macchine su cui installa il suo software.

Fermo restando le possibilità di cambiamenti, precisazioni e correzioni di rotta nell'ambito del regolamento attuativo, nel quale speriamo almeno venga presa in considerazione l'esistenza del software libero, resta fermamente negativo il nostro giudizio su tutta questa normativa che necessita di una profonda revisione, in particolare:

  1. l'apposizione del bollino SIAE deve essere prevista solo per il software proprietario tutelato da quest'ultima ed esplicitamente esclusa per il software libero.

Fin da ora l'associazione è intenzionata ad impegnarsi per fare chiarezza sul problema del bollino SIAE e sensibilizzare l'opinione pubblica e le forze politiche sull'applicazione della legge sul diritto d'autore al software libero. Al contempo è nostra intenzione affermare una logica nella produzione e nella diffusione della conoscenza (e di quella forma particolare di conoscenza che è il software) ben diversa da quella legata alla sola tutela dei diritti legati allo sfruttamento economico delle opere di ingegno.

Sia la copia letterale che la diffusione di questo testo, con qualsiasi mezzo, sono permesse ed incoraggiate.

Fotografia del sito dell'Associazione Software Libero a fine 2005

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